Collegamento della cosa-cravatta con il libro “Nel paese delle ultime cose”di Paul Auster:
Viviamo ormai in un mondo dove vi è la completa dipendenza
dagli oggetti, senza di essi gli uomini si sentono persi e rimangono bloccati
nelle loro azioni. Alcuni oggetti ci sono indispensabili, altri meno, si tratta
anche della necessità di soddisfare bisogni primari e secondari.
La cravatta sicuramente non è un oggetto da ritenere
indispensabile, anche se, fino a non molto tempo fa, all’interno di alcuni
ambienti veniva imposto di indossarla per questioni più legate all’immagine che
alla funzionalità stretta.
Nel libro “Il paese delle ultime cose” il mondo stesso tende
a scomparire e con esso anche gli oggetti che ne fanno parte, con la loro
scomparsa pian piano si perde anche il loro stesso ricordo. Nessuna traccia rimane
così degli elementi che popolavano il passato.
L’aspetto interessante di questa
situazione riguarda gli oggetti superstiti: essi assumono valori differenti da
quelli che avevano prima, talvolta vengono utilizzati in modo totalmente nuovo
(come il carrello della spesa che nel libro viene utilizzato per raccogliere la
spazzatura nelle strade).
Sebbene in questo racconto non compaiano cravatte, in
quanto i vestiti stessi sono diventati ormai oggetti rari, viene comunque da
chiedersi quale ruolo, quale altra funzione, avrebbe potuto assumere un
indumento non proprio indispensabile come questo in una situazione tanto
differente da quella attuale.
Una cravatta è sostanzialmente una stringa di tessuto, anche
piuttosto resistente, potrebbe quindi essere utilizzata come tracolla, come
bretella, come cintura, come benda o fascia per un primo soccorso (ad esempio
per legare un braccio al collo).
Se da un lato perderebbe ogni valore intesa come indumento,
d’altro canto essa diventerebbe depositaria di nuovi valori, acquisirebbe
funzioni inaspettate, talvolta diventando più utile di quanto non fosse prima, quando la sua unica funzione era quella di abbellire il vestiario.
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